Mettere al centro la dimensione educativa e privilegiare le produzioni locali. Monitoraggio costante del programma e valutazione dei risultati. Questo il senso delle modifiche presentate dal Movimento 5 Stelle alla proposta di regolamento della Commissione Europea per promuovere nelle scuole l’uso costante di frutta, verdura e latte.

Come ho già avuto modo di dire, durante un intervento nella commissione agricoltura del Parlamento Europeo, il centro di questo programma deve essere prima di tutto la dimensione educativa, perché lo scopo di questo progetto sta nel modificare le abitudini alimentari dei ragazzi non solo all’interno degli istituti, ma una volta usciti da scuola.

frutta nelle scuole

 

Tra gli emendamenti presentati, ho voluto porre l’accento sulle questioni etiche, perché quando parliamo di alimentazione non possiamo confinarci solo nell’aspetto nutrizionale, ma è necessario prestare attenzione alle modalità di realizzazione del prodotto, che in alcuni casi possono arrecar danno o compiersi in condizioni non dignitose per uomini e animali.

La distribuzione dei prodotti negli istituti scolastici italiani così potrà avvenire solo dopo che il Governo avrà preso in considerazione, non solo parametri ambientali e sanitari, ma anche criteri etici, come richiesto dal Movimento 5 Stelle. Ho inoltre sostenuto la posizione del relatore in aula (Marc Tarabella) di destinare obbligatoriamente almeno il 15% dei fondi del programma a misure educative che verranno decise dagli Stati.

Sono dell’idea che un programma vada monitorato costantemente per capire se funzioni davvero; e che i risultati vadano valutati anche a posteriori. Tra l’altro, il vecchio programma “frutta nelle scuole” aveva proprio questo limite: nessuno ha monitorato le iniziative. E le proteste e le accuse di sprechi sono fioccate.

Per semplificare dal punto di vista burocratico, non mi trovo d’accordo con il relatore Tarabella che vuole introdurre regole troppo stringenti per la pubblicità dell’iniziativa (logo, formato), che invece di aiutarne la diffusione rischierebbero di avere l’effetto contrario. Infine, oltre agli emendamenti presentati, vorrei lanciare un appello: spero che l’Italia raccolga l’invito della Commissione Europea di applicare criteri oggettivi nella distribuzione dei prodotti, privilegiando quelli locali, al contrario di quello che è accaduto nelle ultime edizioni del programma europeo “frutta nelle scuole”, dove nelle mense scolastiche di regioni del nord Italia si trovavano esclusivamente prodotti del sud, e viceversa. E’ capitato, ad esempio, che nelle mense di un territorio famoso per le sue mele, come la Valtellina, facessero capolino mele tirolesi. Un controsenso enorme rispetto alla ratio del progetto. Gli appalti di questo programma devono il più possibile agevolare i produttori locali, sempre nell’ottica educativa dei km 0.