La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha tenuto negli ultimi anni posizioni ottuse sulla questione degli aiuti di Stato, creando diritto a senso unico senza tenere conto delle peculiarità economiche e geopolitiche di ogni caso. Una circostanza che si evidenzia efficacemente nella questione del regime di contribuzione per l’acquisto dei carburanti previsto dalla Regione in Fvg.
Credo sia necessario rimodulare l’attuale regime di contribuzione, in un’ottica più ampia, che preveda magari l’introduzione di zone-cuscinetto a cavallo del confine con regole giuslavoristiche, fiscali e civili identiche.

pompe-di-benzina-caro_01


Sull’attuale sistema di contribuzione, varato nel 2010, pende la tagliola della procedura di infrazione messa in campo dalla Commissione europea: la Regione dovrà dimostrare che i contributi per l’acquisto di carburante non costituiscono aiuto di Stato, e lo farà puntando sul fatto che le Regioni a statuto speciale hanno la possibilità di attuare provvedimenti che si configurano come iniziativa sociale, come è di fatto il regime di scontistica applicato in favore degli automobilisti. Bruxelles, tuttavia, si fa forte di una precedente sentenza, che ha portato alla condanna dell’Irlanda: Dublino aveva adottato un sistema che prevedeva contributi nell’acquisto della benzina e del gasolio per persone disabili. Secondo la Ue, «il meccanismo dei pagamenti diretti ad opera delle Camere di commercio ai gestori delle stazioni di servizio stabilisca una riduzione dell’accisa mediante rimborso». Secondo il Governo dell’Unione, infatti, «sebbene i pagamenti siano versati dalle Camere di commercio ai gestori delle stazioni di servizio, contrariamente al regime precedente in cui i pagamenti erano versati al debitore dell’imposta, vale a dire le compagnie petrolifere, questa circostanza non impedisce di caratterizzare il contributo come “rimborso” delle accise».

Nel caso in cui la Commissione dovesse dare parere negativo ai contributi erogati in Fvg, la Regione impugnerà il provvedimento di fronte alla Corte di Giustizia dell’Ue. Che negli ultimi anni  ha tenuto posizione caratterizzate da cecità giuridica sulla questione degli aiuti di Stato, applicando regole create dai trattati, ma dai trattati neppure esplicitate. Si crea così diritto, ma in maniera asettica, senza tenere conto delle oggettive difficoltà che vivono soprattutto le aree di confine: il Fvg, ad esempio, si trova a dover competere con Paesi come Slovenia, Austria, Croazia, che applicano regimi di imposta evidentemente più allettanti, che si traducono inevitabilmente in una concorrenza difficilmente fronteggiabile dagli imprenditori regionali.

In Europa devono valere le stesse regole, ma a parità di analoghe condizioni di partenza. La Commissione è al lavoro per creare una disciplina specifica sugli aiuti di Stato, in modo da ridurre da parte dei Paesi membri il rischio di incorrere nella procedura di infrazione: ma il percorso procede a rilento e il disciplinare vedrà la luce probabilmente fra molti anni».

Il sistema di contribuzione del Fvg va rivisto, perché allo stato attuale non fa che penalizzare le aree davvero più sensibili alla concorrenza slovena e austriaca. Per questo, ritengo sia giusto un riequilibrio, che scoraggi il fenomeno del pendolarismo del pieno, dando gli strumenti ai gestori degli impianti stradali della fascia orientale della regione di competere ad armi pari con i concorrenti sloveni. Il tutto, fermo restando che queste misure devono essere transitorie, fino al raggiungimento di un vero mercato unico, senza dimenticare che andrebbero promossi incentivi alla mobilità sostenibile, che consentano una organica rimodulazione del contributo per l’acquisto dei carburanti.