L’Italia sta per essere raggiunta da una sanzione-monstre per il mancato raggiungimento degli standard minimi in tema di depurazione delle acque.« E, purtroppo, la maglia nera tra le regioni è proprio il Friuli Venezia Giulia, con una multa pro capite pari a 53,60 euro. E’ il risultato di decenni di scelte dissennate, sprechi di risorse e miopia da parte delle giunte e dei dirigenti che si sono avvicendati alla guida della Regione». Lo evidenzia l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Marco Zullo, che commenta così i dati del rapporto redatto dalla Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche della Commissione europea. Complessivamente, l’Italia potrebbe essere colpita il 1 gennaio 2016 da una sanzione di 482 milioni di euro per inadempienze agli standard  sul trattamento delle acque: il Friuli Venezia Giulia, da solo, contribuisce con 66 milioni di euro alla multa totale, con la ripartizione pro capite più alta in assoluto, che supera di ben sette volte la media nazionale (8,1 euro). Dietro il Fvg ci sono infatti Val d’Aosta (39 euro pro capite), la Sicilia (37) e la Calabria (19,1). «Nonostante questo, il Programma operativo regionale del Fondo europeo di sviluppo 2014-2020 della nostra regione, pur contemplando tra gli obiettivi strategici progetti per generalmente mirati alla riduzione del dissesto idrogeologico e alla tutela dell’ambiente, non cita la tematica della depurazione», sottolinea il portavoce pentastellato.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA«Esistono nella nostra regione e nel nostro Paese in generale gravi problemi strutturali di cui soffrono i depuratori e le fogne, come emerge dai dati del Blue Book 2014, il rapporto di Federutility sul servizio idrico integrato», evidenzia Zullo. La copertura del servizio è arrivata oggi al 78,5% della popolazione, un dato che dimostra il nostro ritardo nei confronti degli obiettivi europei (adeguamenti richiesti già entro il 2005). Se al nord la copertura raggiunge l’85%, al centro si attesta all’81% , mentre al sud arriva solo al 69%, con oltre un terzo dei cittadini non serviti da impianti di trattamento. «A conferma del grave deficit del sistema depurativo in Italia ci sono le procedure d’infrazione e le  sentenze di condanna dell’Unione europea – riprende l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle. Come ricordato anche da Legambiente nel rapporto Mare Monstrum 2014, nell’ultimo anno infatti si è aperta la terza procedura d’infrazione per il mancato rispetto della direttiva europea del 1991, concernente il trattamento delle acque reflue urbane. La procedura scaturisce da un’indagine Eu Pilot che era stata avviata nel 2011 per verificare la conformità nel sistema di fognatura e trattamento  degli scarichi degli agglomerati sulla base dei dati forniti dal nostro Paese». Secondo Zullo, «è necessario che l’Italia e in particolare la nostra regione si attivino al fine di pianificare una politica ambientale particolarmente orientata alla problematica, evitando di sprecare ulteriore tempo e soprattutto denaro. Risorse che – aggiunge il parlamentare europeo –pure ci sarebbero, messe a disposizione dal Fondo di sviluppo e Coesione e già in parte previsti dalla programmazione 2007-2013». Gli interventi citati riguardano in particolare il depuratore Trieste-Muggia (Servola), per il quale sono stanziati 35,1 milioni di euro.