Oggi, se un viticoltore andaluso decidesse di ricorrere alla Corte di Giustizia Europea perché vuole scrivere in etichetta il nome ‘Lambrusco’, è molto probabile che vinca. Ma dal documento di lavoro della Commissione Europea si evince una nuova formulazione della normativa di tutela dei vitigni che è nella giusta direzione per salvare Lambrusco, Sangiovese, Vermentino e molti altri vitigni dai ricorsi di produttori stranieri. Una revisione che andrebbe nella direzione auspicata in queste settimane dal Movimento 5 Stelle.

Abbiamo chiesto e ottenuto dalla Commissione Ue il documento di lavoro su cui l’esecutivo ha consultato gli Stati. Nel documento è presente la revisione dei paragrafi 3 e 4 dell’articolo 62 par. 4 del regolamento UE 607/2009 sulle denominazioni di origine e le indicazioni geografiche protette, nel cui elenco figurano Lambrusco, Sangiovese, Vermentino, Nebbiolo, Verdicchio e molti altri vitigni italiani.

Marco Zullo M5S lambrusco vitigno

Il regolamento del 2009 garantisce la tutela del vitigno solo se il nome del vitigno è presente nel nome dell’indicazione geografica e se, al contempo, corrisponde al riferimento geografico della denominazione geografica. Ma se la prima condizione viene soddisfatta dai vitigni presenti nella lista, lo stesso non si può dire della seconda. In ‘Lambrusco di Sorbara’, l’elemento geografico è ‘Sorbara’, non ‘Lambrusco’. Il vitigno Lambrusco non fa dunque riferimento a nessuna area geografica. Questo lo espone, come molti vitigni italiani, al rischio di ricorsi.

Ora però all’interno del working document della Commissione Ue la seconda condizione scompare. Dunque, non sarebbe più necessario che il nome del vitigno corrisponda al riferimento geografico della denominazione geografica: una modifica che permette a tutti i vitigni in discussione di rimanere nella lista dei vitigni tutelati dall’Ue. Non possiamo però cantare vittoria: l’esecutivo non ha infatti blindato l’Annex B, che elenca i nomi dei vitigni da tutelare, e il rischio di veder saltare questa lista preoccupa per il futuro dei produttori. Sono inoltre da valutare gli eventuali rischi per altre produzioni con questa specifica riformulazione normativa.

Il M5S ha spinto da subito per una revisione della normativa. Al contrario del Pd, che invece voleva mantenere tutto invariato, mettendo i nostri produttori di fronte al rischio concreto di ricorsi. Il 18 dicembre scorso è stato approvato a Ravarino (Modena) il primo documento a livello italiano a difesa del Lambrusco, nel quale il Pd aveva accolto le istanze di revisione della normativa proposte dal M5S.