Il Ttip, l’accordo di libero scambio che Europa e Stati Uniti stanno negoziando, rischia di avere serie implicazioni sulla qualità del cibo che finisce sulle nostre tavole.

Con il Ttip si cercano di mettere insieme due sistemi molto diversi. Gli Stati Uniti tutelano il commercio e l’introduzione dei prodotti sul mercato. Al contrario, l’Unione Europea predilige la tutela dei consumatori e la loro sicurezza. Trovare un accordo significa cercare un compromesso tra il sistema americano a maglie più larghe e quello europeo, decisamente più rigido e sicuro. Per trovare un’intesa l’Europa dovrà necessariamente rinunciare a qualcosa in termini di sicurezza.

In che modo il Ttip andrà ad impattare sul sistema agroalimentare europeo?

Europa e Stati Uniti hanno sistemi molto diversi dal punto di vista agricolo. Nel sistema europeo la grandezza media dei terreni è contenuta e si aggira attorno ai sette ettari. Negli Stati Uniti la media dei terreni è di circa 700 ettari. La proporzione è di 1 a 100. Anche il metodo industriale per ottenere i prodotti è radicalmente diverso. In Europa si punta sulla qualità, negli Usa sulla quantità. Con questo accordo mettiamo a repentaglio l’intero comparto agricolo. Avremo delle grandissime perdite nel settore dei cereali e delle carni, mentre le stime circolate parlano di possibili vantaggi per il settore lattiero-caseario. La bilancia resta comunque decisamente a nostro sfavore. Senza considerare che per entrare nel mercato americano le nostre eccellenze dovranno essere in grado di fare squadra e confrontarsi con un sistema di distribuzione completamente diverso come quello americano. Un sistema molto più grande, dove è difficile competere.

Quali sono r ischi per i prodotti europei di qualità oggi tutelati dalle nostre norme sull’etichettatura?

La qualità dei cibi che arriveranno sulle nostre tavolo è a rischio, perché perderemo la tutela derivante dalle informazioni presenti sulle nostre etichette. Gli Stati Uniti non hanno un sistema di etichettatura ferreo come quello europeo e non hanno certo intenzione di introdurlo con il TTIP.  In Europa, le procedure di controllo per ottenere un’autorizzazione sulla sicurezza alimentare sono più complesse.  Negli Usa sono permesse sostanze che in Europa non sono permesse, come cereali Ogm, antibiotici, carne derivata da animali clonati o persino sistemi di pulizia degli alimenti tramite sostanze chimiche vietate in Europa. In nome del libero mercato, tutte queste informazioni non saranno a nostra disposizione nelle etichette post-TTIP. Con il TTIP i nostri produttori locali, quelli che vendono a Km0, avranno vita durissima. Le multinazionali americane dell’alimentazione, infatti, potranno ricorrere in tribunale contro gli incentivi dati da Stati e Regioni alle produzioni locali. Motivo? Perché minerebbero la libera concorrenza! E le multinazionali potranno ricorrere sfruttando la clausola ISDS del TTIP.

Cosa può fare il Parlamento Europeo?

Nel Parlamento Europeo tentano di rassicurarci. Dicono che Strasburgo potrà correggere il tiro, portare migliorie al trattato modificando il testo proposto, ma questo non è vero. Come è accaduto per l’accordo di libero scambio con il Canada, il Parlamento non avrà il potere di negoziare niente. In Plenaria arriverà solo il testo finale, concordato tra Europa e Stati Uniti. Noi invece vogliamo intervenire prima, vogliamo l’accesso immediato a tutto il testo, cosa che sinora non è stata possibile, e vogliamo che nel testo sia scritto a chiare lettere che i nostri standard di sicurezza alimentare non verranno ridotti e che non troveremo nei nostri cibi Ogm, pesticidi e antibiotici.

Cosa può fare il M5S?

Il primo emendamento del M5S è stato quello di chiedere alla commissione agricoltura del Parlamento Europeo di escludere il comparto agroalimentare dal TTIP, perché dobbiamo assolutamente salvaguardare la qualità dei nostri prodotti e la salute dei consumatori.