Sui problemi legati all´Expo sono stati scritti fiumi di inchiostro. La corruzione nel sistema di appalti, la speculazione edilizia, le opere inutili, i padiglioni non ancora terminati. Ma era necessario recarsi ad Expo per capire davvero i limiti e le contraddizioni di un´esposizione universale che doveva presentare al mondo un nuovo modello agricolo e alimentare, in grado, come recita il motto dell’esposizione, di “nutrire il pianeta”.

 

La ratio delle esposizioni universali é quella di mettere in mostra le nuove frontiere dell´ingegno umano. Un´esposizione dedicata al cibo dovrebbe essere quindi imperniata sulle nuove frontiere dell´alimentazione, quelle che rimano con un utilizzo sostenibile delle risorse ambientali, animali ed economiche.

All´interno di Expo tutto dovrebbe parlare di biodiversitá e sostenibilitá. Invece alla biodiversitá é dedicato uno spazio ben delimitato, dove si trovano un supermercato, una pizzeria e poco altro. Nella zona dedicata al Bio non ci si finisce nemmeno per sbaglio. L´area si trova di fronte all´ingresso Est, da dove entra appena l´1,2% dei visitatori. I padiglioni piú visitati, cosí come l´ingresso Ovest, distano oltre due chilometri.

Nella zona di grande passaggio, i visitatori non trovano padiglioni dedicati alle nuove tecniche nel campo del biologico o dell´agricoltura biodinamica. Come nei centri cittadini delle nostre cittá trovano, manco a dirlo, i grandi marchi, McDonald´s e Coca Cola, che a suon di fatturato hanno convinto gli organizzatori a diventare addirittura sponsor dell´esposizione universale.

E in quello che, a tratti, appare come un immenso parco giochi, un paese dei balocchi un po´ pacchiano, gli unici a non trovare spazio sono i piccoli produttori, le piccole e medie imprese che fanno della ricerca della qualitá e della sostenibilitá la loro ragione di essere.

A loro, nessuno ha chiesto quali siano le nuove sfide dell’alimentazione.