Ottenere un incontro con un commissario europeo non è affatto facile. Ma esiste una corsia preferenziale: essere un ex commissario europeo. E se poi questo ex commissario è un lobbista, rappresenta cioè gli interessi di un gruppo di potere, una grande società o un’associazione di categoria europea, poco importa, il conflitto di interessi non sembra essere un problema.

D’altronde un ex commissario può sempre sostenere di incontrare un commissario in carica per dargli consigli sull’incarico o per mantenere rapporti di amicizia, non certo per sostenere i clienti per cui lavora.

Le famose regole sulla trasparenza degli incontri tra funzionari Ue e lobbisti, in realtà, non vengono in aiuto della trasparenza. L’oggetto degli incontri con i lobbisti, recitano le regole, deve risultare specificato, ma la specifica può essere piuttosto vaga, tipo “cena di lavoro” o “questioni europee”.

Marco Zullo M5S Europa intrighi potere lobby bruxelles

Facciamo alcuni esempi concreti. Per diversi anni l’inglese Peter Mandelson è stato l’uomo di Tony Blair a Bruxelles. Ha ricoperto l’incarico di commissario europeo al Commercio dal 2004 al 2008 e nel 2010 ha fondato la società di lobby Global Counsel. Il registro di trasparenza dell’Ue dice che Mandelson, il 16 giugno scorso, ha incontrato a cena Martin Selmayr, capo di gabinetto del Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Selmayr era accompagnato da altri tre membri “senior” del gabinetto. Tra questi c’era Ann Mettler che, come capo del Centro europeo strategico politico, è uno dei più influenti consiglieri politici di Juncker.

Le regole di trasparenza impongono ai “senior”, ossia agli alti funzionari della Commissione, di specificare l’esatto argomento in discussione nei loro incontri di carattere economico. Possono ad esempio scrivere Unione energetica, Fondi Horizon 2020, Situazione Grecia, ecc. In questo caso, il soggetto indicato è stato “cena di lavoro”.

Un altro ex commissario, il belga Etienne Davignon, vanta un elenco impressionante di incontri con alti funzionari. Davignon ha lavorato in Commissione Europea dal 1977 al 1985 e oggi è uno dei businessman più immanicati a Bruxelles. Tra le altre cose, è presidente del think-tank pro europeo Friends of Europe e siede nei Cda di diverse grandi società. Davignon è anche consigliere speciale di Gérard Mestrallet, amministratore delegato della multinazionale francese dell’energia Engie, meglio conosciuta con il suo vecchio nome, GDF Suez. L’ex commissario appare per due volte sul registro di trasparenza della Commissione: 17 aprile e 8 maggio, come rappresentante di Engie in incontri con Juncker e il suo capo di gabinetto Selmayr.

Un fatto degno di nota, perché Juncker ha dichiarato di aver fatto riunioni solo con altre due aziende: Deutsche Bank (rappresentata dall’ex ministro delle finanze a Lussemburgo sotto il governo Juncker, vale a dire Luc Frieden) e Atos (guidata da Thierry Breton, che è stato ministro delle Finanze francese, quando Juncker ha assunto la presidenza dell’Eurogruppo a 2003).