Nell’analisi dei fenomeni migratori spesso non vengono presi in considerazione i fattori di instabilità ambientale che interessano i Paesi da cui i profughi o i clandestini giungono. Per affrontare compiutamente il problema, credo sia necessaria dunque una visione d’insieme, più ampia di quella presa oggi in esame dall’Europa e dagli Stati membri.

 

Della questione abbiamo parlato nei giorni scorsi a Gorizia, nel corso di un’agorà organizzata dal gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle del capoluogo isontino. Una città, Gorizia, che da un anno a questa parte si trova a dover fronteggiare l’arrivo di centinaia di richiedenti asilo, provenienti perlopiù da Afghanistan e Pakistan.

Da componente della Commissione agricoltura non posso che pensare a un fatto: in tanti si spostano dal proprio Paese d’origine verso l’Europa perché non hanno neppure da mangiare. A livello europeo ci stiamo impegnando per capire come vengono spese le risorse pubbliche nella gestione di quella che ormai è codificata come emergenza perenne: servono controlli reali, che consentano di accertare che i fondi per l’immigrazionegiungano effettivamente laddove le politiche sull’accoglienza vengono effettivamente applicate.

All’incontro pubblico, che si è svolto all’aperto, in corso Verdi, ha partecipato anche il nostro portavoce nazionale Manlio Di Stefano, che ha evidenziato la necessità che gli immigrativ engano distribuiti sul territorio e tra i Paesi in maniera equa, rispecchiando la capacità economica e dunque di accoglienza di ciascuna realtà. Bisogna poi sfatare il mito che i profughi che arrivano sono furbetti: il 70 per cento dei richiedenti asilo ne ha effettivamente diritto.