Etichetta a semaforo: un regalo alle multinazionali
come favorire il cibo industriale
Di etichetta “a semaforo” si parla già da anni. Si tratta di un’etichetta per i generi alimentari che utilizza i colori per indicare al consumatore la presenza e la quantità di determinate sostanze nel cibo che sta per acquistare (Sali, grassi, zuccheri, etc). Questo sistema è già in vigore nel Regno Unito, dove si è ritenuto che potesse essere un modo chiaro e semplice per indirizzare le scelte del consumatore verso un’alimentazione più sana.
L’ho denunciato in più occasioni, le cose non stanno esattamente così. (https://www.marcozullo.it/it/articoli/con-le-etichette-semaforo-lolio-doliva-avrebbe-il-bollino-rosso)
Proprio in occasione di un voto del Parlamento contro questo tipo di etichetta, ho segnalato come un’indicazione del genere possa essere fuorviante, perché tiene conto solo dei valori assoluti senza considerare anche la quantità di cibo effettivamente ingerito, le caratteristiche personali, la dieta e lo stile di vita di ogni persona.
Si può arrivare al risultato paradossale per cui la presenza di sali, grassi, zuccheri, normalmente contenuti in prodotti sani, tradizionali, artigianali, comporterebbero un bollino rosso. Mentre prodotti usciti dai laboratori e studiati a tavolino per rispettare i rigidi canoni di questa normativa riuscirebbero ad ottenere la loro bella luce verde. Proprio nel Regno Unito, alcune bevande gassate di marche note sono riuscite a ottenere artificiosamente un bollino verde su tutti i fronti.
È chiaro che è l’ennesimo attacco all’alimentazione tradizionale per favorire il cibo industriale.
Eccesso di malizia? Non proprio. E’ di poche settimane fa la notizia che alcune aziende vogliono introdurre anche nel resto dell’UE le etichette a semaforo, su base volontaria. E indovinate di che aziende si tratta? Coca-Cola, Mars, Mondelez, Nestlè, PepsiCo e Unilever. Vi suonano familiari? Forse questa immagine vi aiuterà a capire di chi stiamo parlando:
Esatto, sono le multinazionali che controllano e producono gran parte dei prodotti confezionati che trovate sugli scaffali dei vostri supermercati. E non vi sembra sospetto che siano proprio loro a spingere per avere le etichette a semaforo?
Cos’hanno da guadagnarci? Tutto! Con indicazioni sommarie e fuorvianti al consumatore vogliono indirizzare le nostre scelte, facendoci credere che i loro prodotti chimici siano più salutari di quelli naturali, genuini, locali e tradizionali. L’ennesimo attacco, in sostanza, al nostro stile di vita tradizionale. E questo proprio nei giorni in cui uno studio di Bloomberg (https://www.bloomberg.com/news/articles/2017-03-20/italy-s-struggling-economy-has-world-s-healthiest-people), che analizza diversi fattori della qualità della vita in diversi Stati, rileva come l’Italia sia il “Paese più sano del mondo”.
Un primato che deriva anche dal nostro patrimonio gastronomico e alimentare, che sta però sparendo sotto i colpi dei cibi spazzatura che ora vogliono spacciarci per salutari.
Non lasciamo che il marketing delle multinazionali ci faccia il lavaggio del cervello, vendendoci come “sani” alimenti di bassissima qualità, chimici e dannosi per salute.
L’Unione europea deve necessariamente diffondere una cultura dell’alimentazione salutare, facendo informazione e educazione, in particolare nelle scuole.
Facciamoci sentire, chiediamo un’alimentazione sana!