Le mamme No Pfas, unite per liberare le acque del Veneto dai contaminanti chimici, hanno incontrato a Bruxelles i deputati all’Europarlamento per portare all’attenzione dell’assemblea il problema che sta attanagliando le province di Verona, Padova e Vicenza, con concentrazioni al disopra dei livelli consentiti. Una questione non soltanto ambientale, ma anche e soprattutto sanitaria, sorta in base alle prime denunce nel 2013, e che ancora non ha trovato soluzioni. pfas marco zullo movimento 5 stelle Ho incontrato il gruppo a Bruxelles, in un incontro durante il quale ho ascoltato le loro esperienze di vita, l’angoscia di aver scoperto nei bambini valori ematici alterati, la rabbia di aver visto le istituzioni minimizzare un grave problema per la salute di almeno ottocentomila veneti, la determinazione di arrivare a livello zero di valori di PFAS nell’acqua di casa.  Il gruppo di mamme chiede che venga riveduta la Direttiva comunitaria sulle acque potabili che è in corso di discussione e a cui partecipo in qualità di rappresentante al Parlamento UE per il Movimento 5 Stelle, insieme ad Eleonora Evi, che segue il report in Commissione Ambiente e Dario Tamburrano. Un decalogo vero e proprio che parte dalla richiesta di un forte intervento da parte dell’Unione Europea per l’uso del principio di precauzione e il divieto di produzione di tali sostanze, assieme alla tolleranza zero per i trasgressori, l’uso di impianti a circuito chiuso in industria e divieto di autocertificazione per le aziende a rischio. La Commissione Europea ha introdotto per la prima volta le PFAS, componenti usate per impermeabilizzare, tra i parametri di contaminazione chimica da monitorare per la salubrità dell’acqua potabile. Evidenziato finalmente questo grave problema, si propone di normare l’eventuale presenza di tali sostanze chimiche, secondo un parametro individuale, ovvero per ogni componente della famiglia delle PFAS  e per cumulo, riferito alla concentrazione di PFAS totali in ogni litro d’acqua. Ma, mentre la Commissione propone valori di 100 nanogrammi ogni singolo PFAS e 500 nanogrammi in cumulo, e la Regione Veneto ha imposto i limiti di 30 in  parametro individuale e 90 per cumulo, il Movimento 5 Stelle chiede ben di più, puntando in futuro alla presenza zero,  per avere 10 soli nanogrammi di valore individuale e 50 per cumulo di PFAS. Abbiamo deciso di proporre valori ancora più stringenti rispetto a quelli proposti dal Veneto, pur mantenendo il giusto proponimento della Commissione che riconosce ora la pericolosità di questi elementi, perché vogliamo tener conto della necessità di introdurre un’ equivalenza in nanogrammi, l’unità di misura di Arpa Veneto, a cui affiancare parametri applicabili alle PFAS ancora da recensire, per un percorso di condivisione con i comitati e i cittadini. Chi legifera deve cambiare l’approccio a questo genere di problema, mettendo al centro delle soluzioni da trovare, il principio di precauzione, blindando i principi a prova di futuro: oggi, infatti, si parla di PFAS, domani può essere individuata qualche altra molecola pericolosa per la nostra salute. Il nostro dovere è di essere preparati e non dover rimettere costantemente mano a nuovi provvedimenti su principi di salvaguardia della salute, già ampiamente acquisiti.