Nelle scorse ore – in compagnia di Silvana Carcano, portavoce del Movimento 5 Stelle nel Consiglio regionale della Lombardia – ho incontrato a Milano Livia Pomodoro, presidente del Tribunale del capoluogo lombardo e soprattutto direttrice del Milan Centre for Food Law and Policy,  il centro di documentazione e studio sulle norme e sulle politiche pubbliche in materia di alimentazione, fondato nel mese di febbraio di quest’anno, in vista di Expo 2015.


Con lei abbiamo toccato diverse tematiche relative all’alimentazione, alla produzione agricola e alla filiera agroalimentare, sottolineando che il cibo è un “diritto” e come tale deve essere garantito.

Abbiamo anche ribadito a chiare lettere il nostro no all’omologazione: ogni territorio deve avere accesso al cibo, insieme alla possibilità di coltivare e produrre quel che è tipico della propria area e della cultura autoctona, senza forzature sempre più diffuse a causa del dilagare di pratiche che favoriscono l’attività e il business di poche grandi multinazionali che operano nel campo dell’alimentazione. E proprio su questo tema s’innesta un’altra problematica, quella relativa al cosiddetto “furto di terra”, inteso non soltanto come progressivo consumo di suolo da parte di insediamenti urbani e industriali, ma anche come privazione dei diritti di molti a vantaggio dei pochi che gestiscono e dettano la linea economica del settore della produzione agricola e della distribuzione dei prodotti alimentari.