Leggendo alcuni articoli sui giornali locali parrebbe che la cittadina di Monfalcone potrebbe essere considerata una nuova terra di conquista per gli artigiani che volessero ripopolarne il centro storico con le loro attività. Sì perché la volenterosa amministrazione ha messo sul piatto un cospicuo contributo a fondo perduto che copre l’80% degli investimenti sino ad un tetto di 20.000 euro. E lo fa pubblicizzando la cosa anche a mezzo stampa.  Un’operazione mirata alle micro imprese artigiane per il rilancio del centro cittadino. Ben fatto si potrebbe dire.

Non la pensa così però Carlo Levi Caruso un artigiano che qualche giorno fa mi ha contattato. Carlo mi racconta la sua storia, è parrucchiere di professione con più di un punto vendita in regione e venuto a conoscenza dell’opportunità pensa di cogliere la palla al balzo decidendo di trasferire la propria attività in centro approfittando dell’occasione.

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E così avvia l’iter burocratico per lo spostamento, stipula il nuovo contratto d’affitto, investe su mobilio e quant’altro ma mentre si accinge a pianificare l’inaugurazione del negozio scopre l’amara la sorpresa: gli viene comunicato dal Comune di Monfalcone che il suo nuovo punto vendita in pieno centro non è idoneo per svolgere la sua attività in quanto risulta accatastato per attività commerciale e non “a uso servizi artigianali”.  Poco male pensa lui, basterà cambiarne la destinazione. Assolutamente fattibile risponde il Comune, ma attenendosi però alla normativa della Regione a Statuto Speciale Friuli Venezia Giulia la quale prevede che per un’operazione di tal genere vi sia un costo amministrativo di 60 euro per metro quadro oltre a 1.700 euro di oneri “burocratici”. Il totale del simpatico scherzo fa più o meno 5.000 euro non previsti da girare al Comune se no niente apertura.

Imbufalito per la presa in giro Carlo si  rivolge al Comune, ha alcuni incontri e in via definitiva ne chiede uno al vicesindaco per avere le dovute spiegazioni e le possibili soluzioni. A parole l’amministratore si rende disponibile ma sta di fatto che nonostante Carlo telefoni costantemente per essere ricevuto la risposta però la sta ancora aspettando assieme all’appuntamento.

Francamente a questo punto sono curioso anch’io di sapere come mai il Comune di Monfalcone si preoccupi di attrarre gli artigiani in centro storico con lo specchietto dei contributi ma consideri un problema loro se poi vi sono degli oneri nascosti tutt’altro che risibili per poter avviare l’attività. Con una mano dà e con l’altra toglie senza fare una piega, colpa dell’artigiano, si informi meglio, che c’entra il Comune?

Peraltro Carlo che fa il parrucchiere anche a domicilio in occasione di matrimoni e porta con sé il regolare blocchetto di ricevute che deve fare vista la normativa? Chiederà la variazione della destinazione d’uso della camera da letto dove arriccia i capelli alla promessa sposa?