Zullo (Movimento 5 Stelle): “Norme sul lavoro, Renzi complice di aziende come Ispadue”
Il candidato al Parlamento europeo: “Inaccettabile atteggiamento della proprietà”

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«Con le norme sul lavoro di recente approvazione Renzi, che domani sarà a Pordenone per l’Adunata degli Alpini, si rende complice di aziende come la Ispadue di Sesto al Reghena, che giovedì mattina ha messo sulla strada 250 tra operai e impiegati per una semplice rappresaglia». E’ l’affondo del candidato del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, Marco Zullo, che interviene sulla vertenza dell’azienda che produce tubi e profilati in provincia di Pordenone: dopo lo sciopero di mercoledì, la proprietà aveva invitato i lavoratori a lasciare lo stabilimento.

«I lavoratori sono stati cacciati inopinatamente dall’azienda, dopo aver legittimamente protestato contro il taglio del 30% di una parte della retribuzione. Un’azione ingiustificata, partorita da un’azienda sana, risparmiata dalla crisi, parte di un gruppo che può vantare 200 milioni di euro di fatturato. Dopo il lavoro e le concessioni degli operai e del sindacato metalmeccanico regionale per aiutare a tagliare i costi e aumentare la flessibilità – spiega Zullo -, un’azione così ci riporta agli anni Cinquanta, annullando ogni diritto e dignità dei lavoratori». Per l’esponente del Movimento 5 Stelle, «il governo Renzi, intanto, con la complicità della sodale Serracchiani, ha approvato nuove norme sul lavoro, che non fanno altro che incrementare il precariato. Ci sono lavoratori e imprenditori onesti che non chiedono altro che lavorare e dare lavoro, pronti a lottare ogni giorno contro il sistema che i governi passati hanno creato e che quello attuale dimostra di voler mantenere».

A Renzi e Serracchiani, che domani saranno a Pordenone, Zullo si rivolge direttamente: «A loro dico che con le norme sul lavoro recentemente approvate si dà la possibilità agli sciacalli delle grandi aziende di rendere schiavi i propri dipendenti, tarpando le ali a quegli imprenditori che per contro creano lavoro: ogni posto di lavoro perso è anche sulla vostra coscienza. Queste non sono l’Europa e l’Italia che noi vogliamo», conclude il candidato all’Europarlamento.