Se il Parlamento Europeo aumenterà la quota di olio tunisino che entrerà in Ue a dazio zero, da 56.700 a 91.700 tonnellate, a rimetterci saranno i piccoli, stritolati da una concorrenza spietata, e i consumatori stessi, che saranno spronati dal basso costo a comprare olio che fa concorrenza alla filiera locale e sulla cui origine sarà sempre più difficile essere debitamente informati.

Per questo ho presentato un emendamento di rigetto alla proposta di incrementare del 60% la quantità di olio tunisino pronta ad entrare sul mercato comunitario a dazio zero. Purtroppo il M5S é stato l’unico a presentare atti concreti contro questa proposta assurda.

Se questa commissione avesse davvero a cuore la tutela del nostro settore agroalimentare, chiederebbe compatta il rigetto della misura in discussione.

L’abbiamo detto più e più volte: non possiamo sempre sacrificare la nostra produzione primaria sull’altare della politica estera. Rischiamo di mettere in ginocchio migliaia di piccoli produttori proprio in regioni, quelle del Sud Europa, che avrebbero invece bisogno di misure a sostegno delle loro economie.

Poiché però immagino che in nome di ragioni “più alte” questo non sarà fatto, io spero che almeno si cerchi di dare ascolto agli appelli che ci arrivano dai nostri produttori, limitando i danni per quanto possibile.

Sprono perciò la relatrice a confermare la sua posizione iniziale che chiedeva il dimezzamento del quantitativo totale agevolato, portandolo a 17.500 tonnellate all’anno, e di non fare marcia indietro su questo punto fondamentale.

Allo stesso modo dobbiamo confermare la richiesta di certificazioni di controllo mensili, e non annuali, per dare maggiori garanzie ai consumatori europei, e che allo scadere del primo anno dall’entrata in vigore della misura ci si fermi a valutarne gli effetti, prima di concedere il rinnovo per l’anno successivo. E’ importante procedere con cautela.

Per lo stesso motivo, credo sarebbe importante avere uno studio di impatto della misura, considerando i dati non solo a livello comunitario, ma anche Stato per Stato. Origine dei produttori ed abitudini alimentari ci lasciano infatti intuire che gli effetti non saranno omogenei su tutto il territorio dell’Unione, ma che alcuni Stati membri saranno colpiti ben più duramente di altri.

C’è da chiedersi chi beneficerà nei fatti di questo accordo. Ed è naturale pensare che saranno i grandi produttori, quelli che potranno scegliere di comprare olio tunisino a basso costo per allungare le proprie miscele, forti del fatto che i loro marchi nasconderanno questo dato ai consumatori meno attenti.

Certamente a rimettercene saranno i piccoli, stritolati da una concorrenza spietata, ed i consumatori stessi, che saranno spronati (dal basso costo) a comprare olio che fa concorrenza alla filiera locale e sulla cui origine sarà sempre più difficile essere debitamente informati.