Il regime delle quote latte é terminato il 30 aprile scorso dopo 30 anni, ma continua a far parlare di sé. Intanto perché é costato ai contribuenti italiani oltre 4 miliardi di euro e a molti allevatori multe salatissime che li hanno costretti a chiudere le attività. Poi perché gli sforamenti delle quote che hanno dato origine alle multe continuano ad alimentare sospetti.

Eppure, nella relazione della commissione di indagine amministrativa, istituita con decreto ministeriale n.6501 del 25 giugno 2009 per accertare il metodo di calcolo utilizzato nel regime delle quote latte, sono presenti elementi inquietanti.

Al paragrafo 6.2.3. della relazione della commissione di indagine si ammette candidamente che i coefficienti per calcolare le quote latte “non tengono conto del fatto che da uno stesso quantitativo di latte, oltre al formaggio, si ricavano altri prodotti e in particolare burro, crema e ricotta”.

quote latte

In pratica, funzionava così. Supponiamo che da dieci litri di latte si possano produrre 1 kg di panna, 1 kg di burro e 1 kg di formaggio. Con le quote latte accadeva che un produttore poteva vendere ad un’acquirente 1 kg di burro e 1 kg di panna, registrando i 10 litri di latte utilizzato per produrli, in una quota detta “consegne”. Ma se poi lo stesso produttore vendeva 1 kg di formaggio tramite “vendita diretta” ad un consumatore finale registrava altri 10 litri utilizzati per produrlo, anche se erano gli stessi 10 litri di latte segnati in precedenza per produrre, oltre che 1 kg di formaggio, anche 1 kg di burro e 1 kg di panna. Così, i produttori che avevano prodotto 10 litri di latte per fare panna, burro e formaggio, ne segnavano in realtà 20.

Queste sovrapposizioni erano all’ordine del giorno, facilitate anche dal fatto che spesso panna, burro e formaggio ricavati dallo stesso latte venivano venduti separatamente, in tempi diversi e a soggetti diversi.

Va da sé che per anni l’Italia ha dichiarato più di quanto ha prodotto. Ma per favorire chi, visto che poi, regolarmente, arrivavano le sanzioni da parte dell’Unione Europea? Se il gioco é durato così tanto, evidentemente qualcuno aveva interesse a portarlo avanti. Non certo i piccoli agricoltori, ai quali veniva detto come compilare le cartelle delle quote latte e che si sono visti appioppare multe pesantissime credendo di essere nel giusto. Forse qualcuno traeva dei benefici dalla compravendita delle quote latte? E al ministero delle Politiche Agricole nessuno si é accorto di nulla?

Delle quote latte si é discusso per anni e la vicenda ha interessato ben 70 procure italiane. Gravi responsabilità sulla mala-gestione erano state assegnate all’ente ministeriale Agea. I carabinieri avevano accertato ingenti quantitativi di quote latte non revocate da parte delle Regioni proprio a causa della mancata segnalazione di Agea. Le quote revocate annualmente devono essere ridistribuite gratuitamente tra produttori in base a disposizioni regionali, ma questo non avveniva. Qualcuno, non autorizzato, si accaparrava quella quote latte e poteva quindi importare latte dall’estero, quindi di mucche non presenti sul territorio italiano.

Nonostante le indagini e le segnalazioni, tutto é stato archiviato. I cittadini italiani hanno dovuto pagare miliardi di sanzioni molti agricoltori non protetti da questo o quel politico si sono visti recapitare cartelle con multe milionarie da pagare, nonostante per anni le associazioni di categoria li avessero assicurati della bontà del conteggio effettuato.

Nessuno, tanto per cambiare, ha pagato le conseguenze di questo scempio. Noi del Movimento 5 Stelle, continueremo ad informarvi, perché la vicenda non si chiude qui.