Il calo di consumo di frutta e verdura a favore di prodotti trasformati ha un impatto molto forte, non solo sul settore agricolo, ma anche sulla salute dei cittadini e sulla sostenibilità delle nostre abitudini alimentari.

È importante verificare che i prodotti provenienti da paesi terzi siano ottenuti da metodi che offrono garanzie equivalenti a quelle richieste ai produttori dell’Unione Europea, sia per quanto riguarda le norme sanitarie, sia per le norme a tutela dell’ambiente e del benessere degli animali.

Nella commissione agricoltura del Parlamento Europeo ricordo che i dati della comunicazione della Commissione Europea in materia evidenziano che, nonostante l’aumento della superficie media per azienda, ci troviamo di fronte ad un calo della superficie agricola complessiva destinata alla produzione di frutta e verdura.

Questo significa che stanno scomparendo soprattutto le piccole aziende, a vantaggio dei grandi produttori. Nel settore frutta e verdura le piccole aziende risultano essere estremamente deboli sul piano delle trattative commerciali, per cui le organizzazioni di produttori possono essere una buona soluzione.

Ma queste associazioni devono nascere dal basso e devono risultare più slegate dalle associazioni di categoria e dalle organizzazioni professionali di come siano oggi. Inoltre, vanno coinvolti anche i consumatori, che con il loro contributo concorrono a limitare lo spreco e ad ottimizzare tutti i fattori della produzione.

Infine, nella riforma del settore frutta e verdura, grande attenzione va data all’enorme problema delle agromafie, ma anche alla logistica dei trasporti.