La fiducia nelle case automobilistiche e nel sistema di controllo dei veicoli immessi sul mercato è stata fortemente compromessa dallo scandalo sulle emissioni truccate che ha coinvolto la Volkswagen, e da una serie di rivelazioni arrivate a toccare altri grandi marchi dell’auto, come Fiat Chrysler.

Questi scandali dimostrano la necessità di ridisegnare la normativa sull’omologazione e sulla vigilanza dei veicoli a motore, in modo tale che per le case automobilistiche frodare risulti molto, ma molto più difficile.

Purtroppo, la proposta del relatore non va in questa direzione, poiché non affronta le falle del sistema che hanno permesso ai costruttori furbetti di aggirare il sistema.

Per far sì che il sistema funzioni davvero occorre innanzitutto intervenire su due fattori.

Il primo è l’Indipendenza dei servizi tecnici che effettuano i test in laboratorio, necessari per ottenere l’omologazione. Oggi in Europa il controllo in laboratorio dei prototipi viene effettuato dalle autorità di omologazione nazionale, che spesso subappaltano il controllo a servizi tecnici esterni. Questi servizi hanno un problema: non di rado erogano supporto tecnico ai costruttori che poi dovranno controllare; e a volte sono persino detenuti dalle case automobilistiche.

Il conflitto di interessi tra controllore e controllato è evidente. Per cui, trovo più adeguato che siano direttamente le autorità statali di omologazione ad effettuare il servizio al proprio interno, senza darlo in appalto. E che sia dunque lo Stato ad accollarsi la responsabilità del test. Una responsabilità oggi puntualmente rimpallata.

Ma questa condizione non è da sola necessaria a garantire l’indipendenza dei test. In alcuni Stati, come in Francia, lo Stato guadagna dalla vendita delle auto che la sua autorità di omologazione statale approva. Mentre in altre nazioni, come l’Italia, il connubio tra Stato e costruttori è evidente.

Come si può pensare, quindi, che la Francia non dia il lascia passare ai veicoli Renault, di cui possiede il 20%? E come si può pensare che il governo italiano, da sempre a braccetto con lo storico marchio Fiat, faccia lo stesso?

Per questo, credo sia opportuno indirizzare la discussione sulla creazione di un organismo terzo e indipendente, che abbia il compito di controllare, a campione, i veicoli già venduti, quelli che circolano su strada. Questo organismo, sganciato dall’intreccio di interessi a livello nazionale, è senz’altro uno strumento più idoneo ad individuare le omologazioni non conformi, quelle rilasciate “troppo generosamente” dalle autorità nazionali.