Il semestre italiano di presidenza del Consiglio dell’Unione europea è stato soprattutto un’occasione persa. Renzi – e di riflesso l’Italia – non hanno lasciato il segno, neppure tra i sostenitori dello stesso premier, che hanno disertato l’appuntamento con la relazione conclusiva del semestre, pronunciata dall’ex sindaco di Firenze. In ventisei minuti di discorso, Renzi non ha espresso un solo fatto concreto, parlando sostanzialmente soltanto di ideali.

A Telepordenone, nei giorni scorsi, ho avuto occasione di ribadire il perché dei toni fortemente critici del Movimento 5 Stelle sul punto, focalizzando l’attenzione su due dei tanti match-point falliti.

Anzitutto, il Made-in. Abbiamo ripetuto più volte che l’Italia necessita di questo strumento, di chiare norme sull’etichettatura e sulla provenienza dei prodotti, per tutelare le aziende che da una tracciabilità parziale subiscono danni economici rilevanti.

Poi, gli Ogm. Anche in questo caso è stato fatto passare come accordo positivo un’intesa che pare un regalo alle multinazionali del biotech. Di fronte a tali colossi, gli Stati membri – secondo i termini dell’accordo – paiono quasi doversi giustificare se decidono di impedire le coltivazioni Ogm.