Esiste in India un piccolo Stato che giace tra le alte montagne dell’Himalaya, il Sikkim, un esempio per tutti gli altri Paesi del mondo. Come mai? È semplice! Il Sikkim, da 15 anni a questa parte ha dato una svolta grandiosa alla sua agricoltura. Grazie al suo primo ministro Pawan Kumar Chamling, infatti, nel 2003 ha iniziato a eliminare l’uso dei pesticidi nelle coltivazioni, prima gradualmente e poi in maniera definitiva per rendere biologiche tutte le sue colture. Tale cambiamento è nato dall’esigenza di ridurre il grande numero di malati di cancro, l’inquinamento e la contaminazione dei prodotti della terra e dell’acqua. Queste ultime sono le conseguenze dell’enorme uso di pesticidi che lo Stato indiano ha fatto negli anni ’60 e ’70 per incrementare la sua agricoltura e renderla più redditizia, ma che poi non si è rivelata la soluzione migliore in termini di salute e ambiente. Non è stato un percorso facile ma, come racconta lo stesso primo ministro, attraverso l’educazione e la formazione degli agricoltori, si è riusciti a far capire l’importanza e la convenienza di un’agricoltura biologica per tutti. Ad oggi è concesso l’uso esclusivo di fertilizzanti naturali, che hanno permesso dei benefici sulla salute umana, un ripopolamento della fauna caratteristica e soprattutto delle api, insetti fondamentali per l’impollinazione delle piante di spezie coltivate in queste zone. Inoltre, aspetto non meno importante vista l’attuale situazione dell’agricoltura, c’è stato anche un notevole aumento del guadagno per i coltivatori, dovuto alla migliore qualità del cibo che viene prodotto. Tutto ciò ritengo che debba servire da esempio. Un valido modello da seguire, segno che un’agricoltura totalmente biologica è fattibile, se adeguatamente promossa e valorizzata. Mi trovo, inoltre, d’accordo con il primo ministro Chamling quando afferma che per fare in modo che venga compreso il vero valore del biologico, sia per la salute che per l’ambiente, sia necessario affidarsi all’educazione e alla formazione delle persone.