La connotazione internazionale della Sagra dei Osei è data giusto dalla presenza di qualche espositore straniero. Per il resto, è un’iniziativa dai contenuti etici medievali, che vorrebbe proporsi come inno alla natura e celebra invece la barbarie della tortura e della morte di migliaia di esemplari di volatili. Questa fiera è evidentemente un anello collegato alla filiera della caccia, ovvero animali da richiamo per ucciderne degli altri.  L’aspetto culturale o naturalistico è minimo se non nullo.

4_241191890030952604Gli organizzatori alzano la consueta cortina fumogena, magnificando i passi in avanti compiuti dalla manifestazione, che sarebbero “la valorizzazione e il rispetto della natura”. Che insegnamento trasmette un uccellino chiuso in gabbia, accatastato per ore in mostra, tra migliaia di persone, in spazi giocoforza angusti? E che dire delle gare canore, che utilizzano volatili da richiamo celebrando il mondo della caccia fingendo di celebrare il canto della natura?.

In piedi c’è da anni una proposta delle associazioni ambientaliste per far diventare la sagra un festival ornitologico internazionale, con un progetto in parte strutturato e potenzialmente in grado di attrarre fondi europei che una “festa” come quella attuale, tutt’altro che basata sull’educazione alla vita e al rispetto, non ha alcuna possibilità di intercettare. Una manifestazione con lezioni di alto livello di birdwatching, artigianato locale di qualità, mostre legate al tema, rassegne di cinema e documentari potrebbe richiamare a Sacile migliaia di esperti provenienti anche dall’estero dando, in questo caso sì, un’autentica connotazione internazionale. In questo, il Comune dovrebbe darsi una svegliata, analizzando le idee alternative già abbozzate dal vero valore aggiunto, che mettono al centro il rispetto degli esseri viventi.

E’il presupposto che dà origine alla fiera a essere sbagliato. La sagra ha oltre settecento anni, quindi è tradizione. Allora se è tradizione è giusto, va bene così, si può andare avanti all’infinito. Come se nel frattempo il mondo non avesse modificato la propria etica anche nei confronti degli animali. Se la tradizione consente ogni cosa allora è giusta la corrida,  è giusto sfruttare gli animali nei circhi (che risalgono quantomeno all’epoca romana), è giusto scannare gli animali vivi come fanno in Nepal da secoli,  è giusto il Palio di Siena, ed è giusta qualsiasi altra pratica contro il benessere animale purchè ne sia certificata la tradizione. In un mondo in cui sempre di più si considerano gli animali quali esseri senzienti – prosegue il portavoce europeo -,  che hanno il diritto a non soffrire e a non essere maltrattati come gli esseri umani, unire al nome della cittadina di Sacile la promozione e divulgazione delle torture nei confronti degli animali è quantomeno imbarazzante oltre che anacronistico.