Qualche mese fa il Parlamento Europeo ha deciso di porre fine al roaming in Ue a partire dal 15 dicembre 2015. In questo modo, se vado all’estero, ma sempre all’interno dell’Unione Europea, posso usare il mio cellulare per chiamare, inviare sms e navigare su internet, senza cambiare operatore, ma soprattutto senza spendere un centesimo in più di quanto spendo in Italia.

Il voto in Plenaria a larghissima maggioranza segnava un deciso passo avanti verso un mercato unico delle telecomunicazioni, ma come spesso accade, quando la palla è passata al Consiglio (ovvero i capi di Stato e di Governo dei 28 Paesi dell’Unione) sono cominciati i problemi.

Nel semestre di presidenza a guida italiana, gli Stati non hanno trovato l’intesa attorno alla proposta del Parlamento. Poi è arrivata la proposta della presidenza lettone, che rappresenta una vera e propria doccia fredda per i cittadini in viaggio.

roaming

La proposta, infatti, non menziona neanche lo stop definitivo ai costi aggiuntivi per chi viaggia all’interno dell’Ue, e limita a soli 5 sms, 5 minuti di chiamate effettuate e 5 ricevute, e 5 Mb di dati giornalieri non cumulabili per un massimo di 7 giorni l’anno, a partire da metà 2016, il traffico internet senza costi aggiuntivi a quelli della propria tariffa italiana. Giusto per dare un’idea, 5MB sono sufficienti appena per inviare 4 foto da cellulare, ascoltare un video da un minuto e mezzo in bassa qualità o 30 secondi in alta qualità.

Un passo indietro inaccettabile rispetto alla proposta del Parlamento Europeo. Per questo, ho deciso di sottoscrivere, insieme ad altri portavoce del Movimento 5 Stelle, una lettera in cui sollecitiamo il Consiglio a mettere fine al roaming il prima possibile e a definire regole chiare sulle neutralità della rete.

La volontà dei cittadini europei è ben nota, così come la posizione del Parlamento Europeo. Gli Stati non hanno scuse. Devono fare la loro parte e promuovere un servizio davvero utile per i cittadini.