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TTIP

TTIP é l’acronimo di Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti.

In parole povere, é il trattato di libero scambio con l’Unione Europea sta negoziando con gli Stati Uniti.

Secondo gli annunci, l’accordo ha come scopo quello di ridurre dazi e tariffe doganali tra i due blocchi, favorendo così il commercio su larga scala.

Ma le tariffe tra Usa e Ue sono già abbastanza basse e si attestano in media sul 4,8% per l’export dagli Usa all’Ue e sul 2,1% per l’export dall’Ue agli Usa.

Il vero obiettivo del TTIP non è quindi ridurre dazi e tariffe doganali, ma eliminare le barriere non tariffarie, uniformando norme e leggi ai due capi dell’Oceano nei settori più disparati: economia, agricoltura, farmaceutica, energia, materie prime, prodotti chimici, tecnologie, manifatturiero, appalti pubblici.

Perché diciamo no al TTIP

Se si tratta solo di uniformare, perché i negoziati sono stati condotti nella più assoluta segretezza? Perché anche i parlamentari europei faticano ad ottenere l’accesso ai documenti?

E perché le associazioni di tutela dei consumatori temono che il Ttip limiti fortemente i diritti economici e sociali acquisiti in Europa nel corso dell´ultimo secolo?

Ecco alcune ragioni:

  • AgricolturaPer l’agricoltura e la qualità del cibo sulla nostre tavole, il Ttip sarebbe un flagello. Una famiglia italiana accetterebbe di mangiare polli lavati con il cloro o animali allevati con ormoni della crescita e riempiti di antibiotici? Accetterebbe di mangiare animali clonati o di mangiare prodotti Ogm, che negli Usa non hanno alcuna etichettatura che li distingua dagli altri? Noi siamo convinti di no, ma i grandi tecnocrati che conducono i negoziati vogliono imporre agli europei il sistema americano. Ma anche per i nostri produttori agricoli sarebbe un dramma. Se non riusciamo a tutelare il nostro “Made In” all’interno dell’Ue, come possiamo farlo negli Stati Uniti? Un mercato dove le nostre piccole imprese di qualità rischiano di soccombere rispetto alle catene della grande distribuzione. Mentre invece le multinazionali potranno sfruttare le economie di scala e vendere sul mercato europeo a prezzi ancora più bassi rispetto a quelli delle nostre piccole aziende.
  • ISDS, il meccanismo che taglia le gambe agli StatiNegli ultimi anni sempre più multinazionali hanno denunciato gli Stati per intralcio ai loro profitti. E spesso gli Stati hanno dovuto pagare con i soldi dei loro cittadini i costi salatissimi di queste controversie. Queste controversie rischiano di aumentare con il Ttip per colpa della famosa clausola Isds, che riguarda l’implementazione di meccanismi di risoluzione delle controversie tra investitori e singoli Stati. Questo strumento consentirebbe ai grandi investitori stranieri di citare in giudizio gli Stati, aggirando i tribunali nazionali e ricorrendo direttamente a tribunali di arbitrato internazionale, il più delle volte composti da giuristi d’impresa. Cosi, se una legge nazionale riduce drasticamente i profitti di una multinazionale, la corporation cita in giudizio lo Stato, e lo Stato (dunque, i suoi cittadini) è costretto a sborsare miliardi in caso di sconfitta.
  • Minaccia per i diritti fondamentali dei lavoratori. L’Ue ha adottato le normative dell’Organizzazione dell’ONU che si occupa di lavoro (ILO), mentre gli Stati Uniti hanno ratificato solo due delle otto norme fondamentali.
  • Più facile delocalizzare. L’eliminazione delle barriere che frenano i flussi di merci renderà più facile per le imprese scegliere dove localizzare la produzione in funzione dei costi.
  • Le Pmi non reggerebbero l’impatto. Con la totale apertura del mercato, le Pmi non sarebbero in grado di reggere la concorrenza delle multinazionali che lavorano sulle grandi quantità e possono sfruttare le cosiddette economie di scala.
  • Privatizzazione dei servizi pubblici. I negoziati sono orientati alla privatizzazione dei servizi pubblici. Welfare, acqua, elettricità, educazione e salute sarebbero esposti alla libera concorrenza.
  • Libertà di espressione su Internet. Nei negoziati si tratta anche delle norme per proteggere la proprietà intellettuale industriale. In pratica, rischia di ripresentarsi l’accordo commerciale su diritto d’autore, brevetti, contraffazione e pirateria (ACTA) già respinto dal Parlamento Europeo nel 2012 a seguito di grandi pressioni da parte della società civile.
  • CosmeticiIn Usa non vengono registrati e il test sulla sicurezza che facciamo in UE non è obbligatorio. Mentre da noi oltre 1300 ingredienti non possono entrare nella composizione di cosmetici, in USA gli ingredienti vietati sono meno di 20. Inoltre da noi i cosmetici non possono essere testati sugli animali mentre negli USA questo è consentito

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