Come ho ribadito all’evento “Bio e Made in Italy” di Piacenza di domenica scorsa, per tutelare il Made in Italy occorre fare squadra.
 
A livello nazionale servirebbe un accordo chiaro tra produttori, trasformatori e commercianti, che punti realmente ad una tutela del Made in Italy. Purtroppo siamo molto in ritardo dall’ottenere un risultato simile perché troppo spesso la politica italiana ha scelto di non intervenire.
 
Non di meno è grave che la Politica Comunitaria attuale non sia ancora consapevole del valore aggiunto che la tipicità delle produzioni rappresenta. Ci troviamo davanti ad un’Unione Europea che invece di valorizzare i prodotti di ogni singolo Stato europeo sceglie di cedere alle domande di un certo mercato facendo entrare nel territorio europeo prodotti di minor valore.
 
Tra l’altro è evidente la differenza che esiste tra il Sud Europa e il nord Europa: il primo più propenso alla produzione, il secondo più interessato ai guadagni della sola commercializzazione. Spesso infatti si fa finta di non vedere questa divergenza e così ci troviamo alle prese con situazioni in cui le merci, invece di approdare nel Sud Europa dove i controlli potrebbero essere più stringenti, entrano direttamente dai Paesi del nord e a quel punto è fatta.
 
Oltre a controlli più stringenti ci vuole anche maggiore informazione. Quello che dovremmo fare per tutelare e valorizzare i nostri prodotti è applicare ai prodotti etichette chiare per informare correttamente il consumatore in modo da renderlo consapevole che se paga qualcosa in più per un prodotto “buono” fa un investimento sul Paese.
 
Tuteliamo la buona produzione, tuteliamo il Made in Italy.
Tuteliamo il Made in Italy