Efficienza energetica, la giungla di certificazioni e la possibile soluzione

15/12/2015

Il passaporto europeo dell'edilizia

Per misurare la sostenibilità esistono da anni vari sistemi di certificazione degli edifici, che sono in grado di dare una pagella alle costruzioni, per consumi energetici, confort, ecc. Al momento in Europa ce ne sono più di 60.

Riscaldamento globale, uso di risorse non rinnovabili, inquinamento. Tutti problemi da affrontare in maniera congiunta, attraverso azioni sinergiche.

Oltre il 50% dei consumi energetici provengono dall’edilizia, così come il 40% delle emissioni di CO2 e il 50% dei materiali estratti.

Per ridurre queste percentuali dobbiamo agire per migliorare la sostenibilità degli edifici. Ma servono obiettivi chiari, trasparenti, verificabili, ma soprattutto MISURABILI, in modo da capire se le azioni che mettiamo in campo raggiungono il loro scopo.

Per misurare la sostenibilità esistono da anni vari sistemi di certificazione degli edifici, che sono in grado di dare una pagella alle costruzioni, per consumi energetici, confort, ecc.

Al momento in Europa ce ne sono più di 60, il problema è che producono più di 60 pagelle diverse che non permettono un confronto di risultati, ma solo un’enorme confusione.

L’assenza della possibilità di comparare i risultati prodotti dai diversi schemi di certificazione crea una situazione incerta e complessa per il mercato.

Il processo CESBA (Common European Sustainable Environment Assessment) guidato da Andrea Moro vuole portare un po’ di chiarezza nella giungla delle certificazioni.

Come? Non riunendo gli oltre 60 sistemi in un unico sistema europeo, ma attraverso la creazione di un cuore di criteri, una sorta di comun denominatore che possa essere integrato in tutti e 60 i sistemi e che vada a formare quello che il CESBA chiama PASSAPORTO EUROPEO DELL’EDIFICIO.

In questo modo, ogni sistema locale continuerà a produrre il proprio certificato, ma accanto al certificato ci sarà un passaporto che avrà i criteri ritenuti più importanti, confrontati allo stesso modo, e permetterà lo svilupparsi di un sistema di valutazione transnazionale.

Secondo Moro, questo passaporto vuole creare un comune consenso su cosa sia o cosa non sia un edificio sostenibile, e intende facilitare lo scambio di buone pratiche, perché con un passaporto comune sarà più facile imparare l’uno dall’altro e porsi degli obiettivi transnazionali su cui agire insieme.

L’approccio non prevede un sistema unico internazionale, perché a livello europeo va bene definire i programmi e le traiettorie a lungo termine per l’efficienza degli edifici. Ma deve essere a livello locale che vengono trovate le soluzioni, perché i contesti geografici e climatici in Europa sono tanti e vari.

Col passaporto europeo i sistemi locali possono essere confrontati per capire se stiamo andando nella direzione giusta.

L’importante é che i criteri di questo passaporto non vengano ricamati su misura per i giganti dell’edilizia, ma garantiscano un impatto positivo reale tanto per le pubbliche amministrazioni quanto per la collettività.

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