La nuova normativa europea sulla coltivazione degli Ogm è un regalo alle multinazionali del biotech. Ma qualcosa si puó ancora fare per la difesa della nostra agricoltura di qualitá e della nostra salute: il Parlamento italiano puó opporsi alle corporation delle colture transgeniche rafforzando le basi giuridiche anti-Ogm.

Martedí scorso, il Parlamento Europeo ha deciso (con il voto contrario del M5S) di non vietare gli Ogm su tutto il suolo comunitario, lasciando ai singoli Paesi la possibilitá di scegliere se permettere coltivazioni transgeniche sul proprio territorio. Ma dietro quella che appare una generosa cessione di sovranitá su un argomento di tale importanza per la nostra salute e per il nostro ambiente, si nascondono degli enormi favori alle multinazionali del biotech, che potranno ricorrere in Corte di Giustizia e nei tribunali del Wto in caso di divieto alla coltivazione di Ogm da parte dei singoli Stati.

E´ scandaloso come la normativa europea sia palesamente dalla parte dei Paesi pro-Ogm, perché facilita l´autorizzazione degli Ogm a livello comunitario e quindi l´introduzione di queste colture nei Paesi che lo desiderano. Inoltre, manca una clausola di responsabilità finanziaria in caso di contaminazioni transgeniche subite da colture no-ogm. In altre parole, in caso di contaminazione non è prevista nessuna compensazione per gli agricoltori.

Nel nuovo sistema europeo di autorizzazioni, gli Stati hanno due opzioni per vietare gli Ogm. Ma entrambe presentano dei tranelli. La prima è quella di interfacciarsi direttamente con la societá biotech, chiedendo alla multinazionale di escludere il proprio territorio dalla zona geografica autorizzata alla coltivazione Ogm. La richiesta dovrà essere presentata entro 45 giorni dalla pubblicazione del rapporto di valutazione effettuato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (AESA). Tuttavia, e qui arriva la fregatura, la società biotech ha il diritto di rifiutare la richiesta.

L´Italia potrá vietare gli Ogm anche in base ad alcune motivazioni: gli obiettivi di politica ambientale; l’assetto territoriale; l’utilizzo del territorio; gli impatti socio-economici; evitare presenza delle colture Ogm in altri prodotti; gli obiettivi di politica agricola; la politica pubblica. Il problema è che le motivazioni di politica ambientale non possono essere utilizzate per vietare gli Ogm. Secondo la legge, infatti, le motivazioni usate dagli Stati non possono essere in conflitto con la valutazione di rischio ambientale stilata dall´Aesa. Se l´Autoritá alimentare non prende in considerazione alcune variabili ambientali, non potranno farlo nemmeno gli Stati.