La comunicazione della Commissione Europea dice che il 93% delle imprese sta facendo un tentativo per promuovere un uso efficiente delle risorse. Purtroppo solo 4 imprese su 10 riescono a ottenere risultati concreti. E questo non è molto.

E’ chiara la discrepanza tra quanto le imprese si impegnano e quanto poi riescono a raccogliere dalle azioni volte al risparmio energetico. Perciò dobbiamo chiederci se queste azioni sono davvero efficaci e se le misure che l’Europa mette a disposizione delle Pmi sono utili.

Lo spiego nella commissione agricoltura del Parlamento Europeo e ricordo la drammatica situazione degli imprenditori, che faticano ad investire e la crisi non li aiuta di certo. Il nostro compito è quello di iniettare fiducia nel mercato. Possiamo farlo con strumenti finanziari, grazie a garanzie, prestiti, attraverso quelle azioni che sostengono le imprese già sul mercato o che si vogliono avviare.

Ma per farlo in maniera efficace dobbiamo cambiare ottica, sganciarci da un’economia imperniata sulla finanza e tornare a puntare sull’economia reale, rivitalizzando il tessuto produttivo.

Questo lo possiamo fare semplificando la burocrazia. Ma anche aiutando le amministrazioni locali nel sostegno alle Pmi. Dobbiamo fare in modo che i fondi indiretti, quelli gestiti dagli Stati e dalle Regioni, siano utilizzati in modo più mirato e di concerto con i fondi diretti, quelli assegnati direttamente da Bruxelles. Dobbiamo individuare delle specialità sul territorio e dei distretti di eccellenza per poi finanziarli, in maniera puntuale, con i fondi europei.

Fatte queste azioni non dobbiamo dimenticarci di monitorare i risultati, perché se manca questo passaggio non riusciremo a correggere il tiro e ad aiutare davvero le imprese sul territorio. Dobbiamo seguire quello che succede e intervenire in modo veloce ed efficace, in modo che la produzione industriale tenga conto anche delle esigenze ambientali.

Se non lo facciamo, avremo perso la partita.