In commissione Mercato Interno e Protezione dei Consumatori si discute di pratiche commerciali sleali nel settore agroalimentare. Pratiche che danneggiano tanto i produttori, quanto i consumatori. Chi le porta avanti acquista una posizione dominante ed è logico che non andrà mai ad autodenunciarsi. Eppure la Commissione Europea, all’interno della sua comunicazione, insiste sul fatto che chi froda dovrebbe autodenunciarsi. Sono il solo a vedere che una proposta così fa acqua da tutte le parti?

La questione delle pratiche commerciali sleali nella catena agroalimentare non é solo un problema di legalità. Queste pratiche influenzano il mercato, rendendolo distorto. Un mercato distorto in cui, a subirne le conseguenze, non sono solo i produttori, che non vedono riconosciuto un prezzo equo per il loro lavoro, ma anche i consumatori, che in un mercato così distorto non hanno certezza del prezzo e della qualità di ciò che acquistano, perché quello che trovano sugli scaffali non segue la logica di garantire a tutti gli attori della filiera un giusto riconoscimento.

Mi lasciano perplessi alcuni concetti. Se abbiamo un problema, il problema va risolto. Ma non vedo come possa essere risolto lasciando tutto il carico della normativa sulle spalle delle prassi volontarie. In pratica, stiamo chiedendo a chi ha una posizione dominante di rinunciare a questa posizione per spirito di comunità. Uno spirito che fino ad oggi non c’è stato, quindi non vedo come questo approccio possa cambiare in futuro.

In secondo luogo, non mi pare corretto che per risolvere questa situazione, il maggior onere ricada sui singoli Stati. Stiamo parlando di dinamiche che, oggi più che mai, riguardano il mercato unico, quindi una parola a livello europeo è doverosa.

Ben venga la relazione della Commissione Europea che sicuramente porterà ulteriori informazioni, ma anche la relazione del Parlamento Europeo garantirà un contributo importante. Dunque, ci saranno due importanti opinioni da cui partire. Il minimo indispensabile sarà proporre una normativa quadro coerente e uniforme all’interno dell’Unione Europea, fissando dei paletti da cui partire per limitare queste pratiche sleali.