La tanto attesa modifica del regolamento sull’etichettatura dei vini proposta dalla Commissione europea (EC), potrebbe nascondere una pericolosa insidia per il Made In Italy.

falso Made in Italy per i vini

Nello specifico, la prima stesura del testo, in francese, conteneva una disposizione che permette ai produttori di vini varietali (non tutelati da indicazioni geografiche) di indicare in etichetta il Paese di produzione. Una norma più che legittima.

Peccato che, una volta arrivate le traduzioni nelle altre lingue, ci si sia accorti che nella versione italiana e in altre la parola “prodotto” fosse stata sostituita da “trasformato”. Un cambio che, sebbene sembri a prima vista di minima importanza, potrebbe rivelarsi invece disastroso. Questa dicitura infatti aprirebbe la strada a quanti vogliono utilizzare mosti provenienti da altri Paesi, per poi lavorarli in Italia ed etichettare tali vini, che nessun legame hanno con i vigneti del nostro territorio, come vini italiani.
Una situazione che alimenterebbe le speculazioni e gli sciacallaggi sulla vendemmia 2018, con riduzioni dei prezzi del vino riconosciuti ai produttori, e un palese inganno per tutti i consumatori.

La Commissione europea ci ha garantito di aver già preso in causa la questione, e sembra aver giustificato il tutto come un errore formale nel testo, dimostrato dal fatto che nell’originale si era usato un termine diverso, impegnandosi a correggerlo in tempi brevi. Poiché fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio, la commissione agricoltura del Parlamento europeo ha già fatto sapere che se tale modifica non arriverà entro il termine stabilito, impugnerà l’atto, ritardandone purtroppo così l’adozione. Si tratta di una extrema ratio, a cui speriamo di non essere costretti ad arrivare, perché il regolamento, che contiene alcune norme fortemente volute dai produttori di vini IG per semplificare alcune procedure, verrebbe bloccato per almeno 2 mesi, rendendolo di fatto inutilizzabile per la produzione vinicola di quest’anno.